THE SQUARE
Parte 3
di FABIO VOLINO

 

TERZO GIORNO

Hector Ayala rimane pietrificato: ha già visto questa immagine. Una donna con ampi e lunghi capelli neri che le coprono il volto, ma era in una videocassetta. Vederla adesso, dal vivo, a pochi passi da lui… è qualcosa di agghiacciante: sembra che per un istante l’inferno si sia manifestato in questa donna.
Naomi Watts: pazza, dicono in molti; sfortunata, aggiungono gli altri. Ha provato il dolore più grande che una madre possa sperimentare e non lo ha mai superato. Ora il suo mondo è questa piccola stanza, dove manca qualsiasi tipo di comfort, il luogo migliore in cui nascondersi. E’ seduta sul letto, ma di certo i suoi ampi capelli le impediscono di fissare Hector. Passano lunghi istanti di silenzio.
“Signora Watts?” lo interrompe infine l’eroe. Non riceve risposta. “Signora Watts?”. Ancora nessuna risposta. “Provengo da… Beedle” confessa infine la Tigre Bianca.
La donna alza leggermente il volto, quest’ultima parola ha attirato la sua attenzione. “Beedle” ripete. Una voce così roca da essere a malapena udibile.
“Mi rendo conto che questi ricordi sono per lei angoscianti, ma deve dirmi cosa è accaduto in quella città. La mia stessa vita è in pericolo e ancora devo capire chi sia colui che mi minaccia”.
“Il diavolo”.
“Come, prego?”.
“Il diavolo si è fermato a Beedle, in quella città maledetta. Ha preso possesso di mio figlio… ha portato me e mio marito alla follia…”. Sembra voglia aggiungere altro, ma si blocca d’improvviso.
Il diavolo, non è un concetto ormai così alieno per Hector Ayala. La setta che lo sta perseguitando lo chiama il Supremo, ma Mr. Blue gli ha fatto ben capire la sua natura maligna: resta ora da scoprire se il male che infesta Beedle abbia qualche forma di collegamento. E se esista qualcosa del genere.
“Come fa a dire che esiste il diavolo nella sua città, signora?”.
“Lei è un pazzo!”. Il che suona come un’accusa decisamente originale nel contesto in cui ci si trova. “Non ha visto di persona? Non può non averlo visto!”.
“Dove? Mi dica dove e andrò: e se potrò libererò la sua città da questo male”.
“No, è impossibile”.
Finalmente Naomi Watts si scosta i capelli, per osservare meglio il suo interlocutore. E Hector capisce immediatamente perché nel video era vuoto: è il volto più scheletrico che abbia mai visto, sembra che la morte le sia passato sopra ed abbia raggrinzito ogni singolo centimetro della sua pelle. Gli occhi sono così bianchi che non si vedono le pupille, il naso è pieno di pustole. Il tutto non suscita paura, ma ribrezzo.
“Chi le ha fatto questo?” chiede Hector “Me lo dica. Io posso vendicarla”.
“Lui non dorme mai”.
“Lui chi?”.
“Non dorme mai, non dorme mai, non dorme mai…”. Nel continuare a ripetere questa frase, la donna alza costantemente la voce e l’eroe capisce presto che non può fare nient’altro. Apre l’unica finestra della stanza e, agilmente come era salito, discende a terra. Una guardia esce e lo nota, ma grazie alla sua velocità Hector la semina facilmente. Tornato al furgone, prende un attimo di respiro per pensare a quello che è accaduto.
Dunque a Beedle si anniderebbe il diavolo? “Allora andiamo a stanarlo” pensa l’eroe.

La mattina vede Hector in un bar abbastanza affollato, a bere un caffè e riprendersi dalle emozioni della notte. C’è una persona che gli ha mentito e questa persona dovrà spiegargli molte cose. Improvvisamente qualcuno si siede al suo tavolo, qualcuno a lui molto sgradito.
“Ben ritrovato, signor Ayala” lo saluta l’Agente Smith “Fa bene a cibarsi di buon mattino, perché la colazione è il pasto…”.
“Se ne vada” esorta senza mezzi termini l’eroe.
“Non sia così brusco, signor Ayala. Nel corso del nostro primo incontro lei si è dimostrato, comprensibilmente devo dire, alquanto scettico sulla possibilità che questa realtà fosse artefatta. Io intendo dimostrarglielo ora, in questo locale”.
“Non mi interessano i vostri trucchi da circo, Smith”.
“Ne scelga uno. Uno a caso”.
L’eroe si guarda intorno poco convinto, poi indica una bella donna bionda. “Che mi dice di quella?”.
“Oh, Rosy, sì: una delle nostre preferite. Ecco, vede, sta gustando un sorbetto al limone. Ora osservi bene”.
La donna ha un piccolo spasmo, poi sul suo volto compare un sorriso di piacere.
“Abbiamo messo un piccolo… dolcificante dentro quel sorbetto” spiega Smith “Ora finalmente troverà il coraggio di parlare a Travis, l’uomo che le sta accanto da due anni ma a cui non ha mai rivolto la parola”.
Puntualmente Rosy fa quanto detto da Smith e poco dopo i due nuovi fidanzati escono dal locale. “Consumeranno tra due ore e trentacinque minuti nel Ray Hotel, vada pure a controllare”.
“E cosa mi dice del barista?” chiede Hector.
“Oh, Roy, lui purtroppo non sarà così fortunato. Tra circa due secondi dovrebbe rompere una bottiglia di whisky”. Puntualmente la cosa accade, con sequela di imprecazioni da parte del barista. “Stasera a casa si rifarà su sua moglie. Per l’ennesima volta. Tra due anni e tre mesi lei troverà finalmente il coraggio di denunciarlo e questa attività verrà chiusa”.
“Questa è una informazione un po’ difficile da controllare”.
“Per alcune cose bisogna avere pazienza”.
“A me rimane solo un giorno e mezzo per risolvere un enigma dal quale dipende la mia stessa vita. Visto che voi sapete tutto e che controllate la realtà… ditemi voi cosa fare”.
“Non spererà certo in una soluzione così facile”.
“E perché non dovrei? Se così fosse aderirei subito alla vostra setta ed ai suoi scopi e non penserei che tutta la gente di questo locale è stata pagata per fare quello che lei dice. Avanti, Smith, è solo un piccolo sforzo”.
“Ma non capisce la sua fortuna, signor Ayala? Lei ha uno scopo. Milioni di persone al mondo vagano nel nulla delle loro vite proprio perché non hanno nessuno scopo. Non getti via quest’opportunità”.
Hector Ayala si alza dal suo posto. “Di fronte alla possibilità di perdere la mia vita, lo scopo può andare a farsi fottere. Aveva previsto anche il mio rifiuto, sicuramente, dunque non provi a fermarmi”.
“Non lo farò, signor Ayala. Il problema è se lei è in grado di fermare sé stesso”.
Hector non gli risponde e va a pagare il conto. Quando il barista lo guarda in faccia gli dice:”Se picchi tua moglie stasera, io verrò a picchiare te” infine esce. Il barista rimane molto scosso e si domanda come diavolo facesse quel tizio a sapere la verità.

Beedle. Poco dopo.

Il dottore della città entra nel suo studio, senza alcuna preoccupazione. Apre la porta del suo ufficio e vi trova qualcuno: stranamente non si spaventa per questo.
“Cosa ci fa qui?” chiede con tono seccato.
“Perché mi ha mentito?” ribatte a sua volta Hector Ayala. Nella sua mano c’è un testo di Karl Gustav Jung e nell’altra uno di Freud “C’era anche questo nella videocassetta, lei c’entra qualcosa”.
“Si spieghi meglio”.
“Lo sa benissimo di cosa sto parlando. Lei aveva preso in cura i Watts, sicuramente la moglie e forse anche il bambino: poteva darmi informazioni preziose senza farmi fare lunghi e pericolosi giri. Ed ora quello che voglio è la verità su questa faccenda”.
“La verità?” esclama il dottore “Quella credo non verrà mai a saperla nessuno, perché è così spaventosa che quando se ne viene a conoscenza si muore. Secondo me al termine del quarto giorno giunge la comprensione di quel terribile fatto e l’angoscia che si prova è talmente grande che…”.
“Lei mi dica quello che sa”.
“Cosa vuole che le dica? Sono stato svegliato nel cuore della notte, è stato il signor Watts a chiamarmi. Aveva la voce rotta e non riusciva a terminare una frase: ci ho messo un po’ a riconoscere chi fosse, poi sono andato subito da lui. La scena che mi ha accolto… non la dimenticherò mai: al centro della stanza c’era Jack Watts, con in mano un coltello insanguinato, riversa in un angolo c’era Naomi, con i capelli che le coprivano interamente il volto. Non piangeva, non faceva scene isteriche… stava semplicemente in silenzio. E infine… il bambino o quello che ne era rimasto: sembrava che su di lui si fosse scatenata una furia tremenda, aldilà di ogni comprensione. Ogni volta che ci ripenso provo un brivido. ‘Era il diavolo’ mi disse Jack. Io annuii, gli andai incontro per paura che facesse del male anche a me. Così non fu. Fece cadere il coltello a terra e fuggì via: da quel giorno non l’ho più rivisto. Chiamai poi un’ambulanza ed il resto può immaginarlo”.
“Non ha mai preso in cura loro figlio? Ne ha esaminato i sintomi?”.
“No, la sua patologia, se patologia è stata, fu rapida ed improvvisa”.
“E l’autopsia?”.
“Non l’ho condotta io. Non so chi sia stato”.
“Tutta questa vicenda, fin dall’inizio, è stata dominata dalle menzogne, dalle parole non dette” commenta Hector “Perché tutta questa reticenza?”.
“Lei ha mai avuto figli? No, lo supponevo. Quando muore una parte di te muore anche la tua innocenza, l’innocenza di tutti. L’omicidio di quel bambino è per Beedle una macchia indelebile, che però i suoi abitanti vogliono cancellare col silenzio. Con l’indifferenza”.
“Però c’è qualcuno che non vuole far dimenticare questo tragico evento” continua l’eroe “E lo fa tramite quella videocassetta. Perché tuttavia uccide quelli che la guar…”.
Hector interrompe la frase mentre un’idea si forma nella sua mente. Un’idea folle. Sembra tutto incredibile eppure… gli indizi che finora ha raccolto lo portano in quella direzione. “Mi scusi, devo andare”.
E senza aggiungere altro esce dall’ufficio. Mentre riparte col furgone, gli sovviene che non sa ancora quale sia il nome del dottore.

Hector torna presso il mulino a vento dove si è consumata la tragedia, certo che la persona che sta cercando non si farà attendere. Non rimane deluso.
“Ancora lei?” esclama il vecchio che aveva incontrato il giorno prima “Le avevo detto di non tornare più”.
“Mi spiace, ma ho una vita da salvare. La mia. E lei può aiutarmi”.
“Non capisco”.
“Capisce benissimo invece. Perdere un figlio è qualcosa di terribile, che ti lascia un segno nell’anima. Ed allora non hai più voglia di vivere, ti lasci deperire… invecchi più rapidamente degli altri nonostante tu sia ancora in giovane età. Sì, lo ha detto lei stesso: nessuno viene più da queste parti dal tempo della tragedia. Nessuno a parte qualcuno che coltivi un qualche interesse. Come Jack Watts, ovvero lei”.
“Non dica…” inizia l’altro prima di interrompersi. In pochi secondi sul suo volto deperito passa una intera gamma di espressioni, come se stesse valutando la situazione. Troppe bugie sono state dette e lui sente di non poterne più. “Sì… Sì, è vero: sono Jack Watts”.
“All’inizio credevo che fosse ricercato dalla polizia” continua Hector “Poi ho visto il suo nome nel registro dei visitatori di sua moglie… ed ho capito. Ho capito tutto. Non è stato lei ad uccidere suo figlio”.
“Lei… lei non può immaginare l’angoscia di quei giorni, non la augurerei al mio peggior nemico. Per il primo anno, era andato tutto bene. Poi all’improvviso sono cominciati a volare oggetti per casa, venti che spuntavano dal nulla… non so come abbiamo fatto io e Naomi a non impazzire. Ed alla fine abbiamo visto gli occhi di nostro figlio: o meglio, gli occhi di un altro”.
“Un altro?”.
“Non era più lui, capisce? Qualcuno aveva preso il suo posto… oh, lasciamo stare, sicuramente crede che sto vaneggiando”.
“Le assicuro che in vita mia ho visto molte cose strane. Vada avanti”.
“Insomma, aveva occhi ardenti di fuoco ed a volte mi sembrava che al suo volto se ne sovrapponesse un altro”.
“Un altro viso?”.
“Sì. Scheletrico, come se la morte mi stesse guardando in faccia. Alla fine l’esasperazione ebbe la meglio su di noi. Presi un coltello… ma alla fine non trovai il coraggio. Naomi me lo strappò e…”. La sua voce si rompe in uno scoppio di pianto.
“Stia tranquillo” lo rassicura Hector “Non c’è bisogno che mi dica altro. Immagino che la successiva fuga sia stata per distogliere i sospetti da sua moglie, voleva assumersi la colpa. Immagino che abbia scritto quelle frasi sul suo diario per confermare tale ipotesi”.
Jack Watts annuisce. “Però la scientifica dimostrò senza ombra di dubbio la colpa di Naomi. Le venne diagnosticata la totale incapacità di intendere e di volere e venne rinchiusa in un istituto psichiatrico. Io la accompagnai la prima volta, per non tornare mai più e ritirarmi qui. Allora scrissi l’ultima frase del diario”.
“Muoio nel dolore” cita Hector, che ora comprende meglio la situazione.
“Non so per quale motivo io sia ancora qui: forse cerco una spiegazione al male che è accaduto quella tremenda notte. Se una spiegazione esiste. Oppure non ho altro posto dove andare”.
“Invece ce l’ha un altro posto dove andare: accanto a sua moglie. Ha bisogno del suo sostegno per riprendersi”.
“Non riesco a trovare il coraggio”.
Hector gli afferra un braccio. “Glielo farò trovare io. Le prometto che scoprirò chi c’è davvero dietro la morte di suo figlio: e vendetta sarà fatta”.

New York, Queens.

Peggy Sue Lewis prende posto ad un tavolino vuoto, ordina un caffè e si mette ad osservare i vari passanti, come se con una semplice occhiata potesse capire chi è colui che ha deciso di incontrarla. Passano molti minuti, senza che accada nulla. Minuti che servono a scaricare, anche se solo in parte, la tensione. Ad un tratto il cellulare dell’avvocato si mette a trillare.
“Pronto?” risponde lei.
“Avvocato Lewis” una voce che lei ben conosce “Si alzi da quel tavolino ed entri in quel palazzo che vede davanti a lei. La porta è aperta”.
“Se vuole aggredirmi…”.
“Non utilizzerei tutti questi sotterfugi, le pare?”.
Il tono sincero della voce convince Peggy Sue a dargli fiducia. Paga dunque il conto e si reca nel luogo indicatogli: come promesso, la porta è aperta. C’è un lungo corridoio davanti a lei. La donna si incammina, ma all’improvviso dal gabbiotto del portiere esce una figura rivestita di uno sgargiante costume color blu e bianco. Nelle sue mani c’è una staffa.
“Stia tranquilla, non voglio farle del male” la rassicura Cardiac “Però ho un’identità segreta da proteggere”.
“Può dirmi chi è lei? E cosa ha a che vedere con Hector Ayala?”.
“Ho scoperto delle prove per cui quell’uomo potrebbe essere stato incastrato”.
“Anch’io la penso in questo modo: scambiamoci le nostre informazioni e…”.
La richiesta di Peggy Sue viene bruscamente interrotta quando una parete letteralmente crolla a poca distanza da lei. L’impatto la scaglia in avanti e le fa perdere i sensi. Cardiac invece, grazie alla sua agilità, è riuscito ad evitare il peggio. Dunque nota il suo assalitore, o meglio, assalitrice. La riconosce subito: è una famosa supercriminale ed ha affrontato eroi molto più forti di lui. La situazione non è delle migliori.
Sul volto di Mary MacPherran, alias Titania, c’è un sorriso maligno.

Sun City.

Hector entra insieme a Jack Watts nell’Istituto Lombroso. Subito si dirige con lui verso le camere dei pazienti, ma un dottore si para sulla sua strada.
“Si fermi” inizia “Lei non può…”.
“Quest’uomo è il marito di Naomi Watts ed è autorizzato a farle visita. Lo farà in ogni modo, dunque sta a lei decidere se sarà con le buone o con le cattive”.
Intimorito soprattutto dallo sguardo che gli sta lanciando l’eroe, il dottore si ritrae ed i due possono continuare la loro avanzata. Quando Jack Watts fa timorosamente il suo ingresso nella stanza dove si trova sua moglie, non può fare a meno di rimanere immobile. Per lo stupore e l’angoscia. Non vede Naomi da più di un anno e ritrovarla così… aumenta ancora di più il suo dolore.
“Posso solo immaginare cosa sta provando” gli dice Hector Ayala “Ma Naomi ora ha bisogno del suo sostegno, come le ho detto prima: se inizia a mostrarle la sua paura, sarà un sentiero in salita”.
Jack si volta verso di lui ed annuisce timorosamente, poi a passi brevi si incammina verso il letto dove si trova sua moglie. Lei lo ha ovviamente sentito e si è messa seduta. L’uomo si ferma, a pochi centimetri da lei, sembra inizialmente incerto sul da farsi: infine le prende le mani e le stringe forte, in un segno di affetto. E le lacrime che scendono sul suo volto sono il primo segno di affrancamento dal dolore. Naomi sente il calore che emana da suo marito e si scosta i capelli: Hector ne ammira finalmente la bellezza, anche in un luogo come questo. Ed alla fine i due coniugi tornano ad abbracciarsi. Il primo passo di un lungo percorso che comunque compiranno insieme.
In quel momento una guardia entra di corsa nella stanza, ma si blocca subito.
“Mi dispiace, Mike, ma dovrai conservare i tuoi metodi da macho per un’altra occasione” lo irride Hector, scostandolo da parte “Ed ora se vuoi scusarmi…”.
“Aspetti” lo ferma Jack Watts “E lei? Cosa ne sarà di lei?”.
“Io? Sopravvivrò a questa notte. Ed alla successiva. Ed alla successiva ancora: perché adesso ho una missione da portare avanti. Perché adesso non sono più il burattino di nessuno. Perché scoprirò chi vuole giocare con la mia vita… e gli farò rimpiangere il giorno in cui ha concepito un’idea così suicida. Per lui”.
Ed a passi decisi esce dall’istituto.

New York.

Cardiac porta subito lo scontro all’esterno. Titania lo segue quasi fosse un cane fedele. Eli Wirtham le lancia contro una scarica della sua staffa, ma la criminale la evita con agilità. Il vigilante però è perplesso: perché Titania ce l’ha con lui? Ha forse a che vedere con la vicenda di Hector Ayala? Inoltre aveva sentito che si era ritirata dalle scene criminali, per un buon motivo che ora non riesce a ricordare.
I suoi pensieri vengono bruscamente interrotti quando Mary MacPherran prova a colpirlo con un pugno. Cardiac compie un balzo all’indietro e viene sfiorato per pochi centimetri. Nell’atterrare si prepara a fare nuovamente fuoco con la sua staffa: Titania è momentaneamente sbilanciata, non può mancarla. Ed è solo in quel momento che nota qualcosa che prima gli era sfuggito: il profilo della criminale. Qualcuno lo scambierebbe per un aumento di peso, ma Eli Wirtham ha dalla sua anni e anni di medicina con specializzazione (tra le altre cose) in pediatria. E capisce subito.
“E’ incinta”.
Poi viene travolto.

Confini di Beedle.

“C’è ancora qualcosa che mi sfugge, ne sono certo” pensa Hector Ayala “Ho decifrato tutti i simboli di quella videocassetta, tranne uno. Quel quadrato luminoso che compare all’inizio ed alla fine: deve significare qualcosa. Vediamo, cosa può c’entrare un quadrato in questa faccenda? Quadrato, quadrato, quadrato… Square...”.
Finalmente, continuando a ripetersi questa parola, Hector trova la risposta. “Ma certo! Che stupido sono stato a non pensarci prima. Square non significa solo quadrato, ma anche piazza. E a Beedle c’è una sola piazza. Ne sono certo, anche se non riesco a spiegarmelo: la soluzione a questo mistero si trova lì”.
Così l’eroe si dirige rapidamente nella piccola città, piazzandosi proprio al centro della scarna piazza posta all’ingresso. Presto giunge la mezzanotte ed in quel momento accade qualcosa di incredibile: una intensa luce bianca compare sopra la testa di Hector.

QUARTO GIORNO

L’uomo prova a scrutare dentro di essa, come a cercare qualche invisibile verità, ma deve presto coprirsi gli occhi per l’accecante bagliore. La luce cade al suolo in una cascata di biancore, per andare a circoscrivere la piazza e formare così un quadrato perfetto. Il quadrato che si vede nella videocassetta assassina. Poi, da ogni angolo, ogni porta, ogni vicolo, gli abitanti di Beedle escono e circondano Hector prima ancora che lui capisca bene cosa stia accadendo: i loro sguardi sono spenti e stanchi. Non hanno pupille, c’è solo il bianco nei loro occhi.
Infine, in mezzo a questa massa inerme, avanza un’altra persona, che si piazza a poca distanza da Hector Ayala. Lui non rimane del tutto stupito nello scoprire che è il dottore della città.

CONTINUA...

PROSSIMAMENTE

Lo scontro finale